
Il primo round davanti al tribunale civile lo hanno vinto i gatti per ko tecnico.
Il processo vedeva i mici di una colonia felina di un supercondominio imputati perché accusati da una coppia di aver sistemato le loro cucce, nelle quali passare le stagioni fredde, nello spazio condominiale comune. I due condomini, non potendo portare direttamente i gatti in tribunale, ci hanno trascinato i gattari che si occupano della colonia. Chiedendo, oltre alla rimozione delle casette e l'allontanamento dei mici, anche un risarcimento
morale agli altri 500 condomini del supercondominio.
Dopo tre anni di discussione è arrivata la sentenza di primo grado. Con la quale i gatti hanno vinto alla grande il primo round. Nella sentenza si riconosce ai mici il diritto di vivere nel palazzo. Non solo. Con un passaggio storico, la sentenza riconosce pure il diritto dei gattari a lasciare le casette al loro posto. Richiamando la legge 281/91, riconosce che i gatti sono “animali sociali che si muovono liberamente su un determinato territorio radunandosi in gruppi denominati colonie feline; pur vivendo in libertà sono stanziali e frequentano abitualmente lo stesso luogo pubblico o privato, creandosi così un loro habitat ovvero quel territorio, o porzione di esso, pubblico o privato, urbano e no, edificato e non, nel quale vivono stabilmente. Nessuna
legge nazionale
o regionale proibisce di alimentare gatti randagi nel loro habitat
anzi, molte Regioni ( come la Lombardia) hanno emesso disposizioni normative a tutela delle colonie feline, con l’applicazione di sanzioni pecuniarie in caso di violazione. Secondo detta normativa i gatti che stazionano e/o vengono alimentati nelle zone condominiali non possono essere allontanati o catturati.