di Giorgio Nebbia -
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Nei giorni scorsi storici, statistici ed economisti si sono incontrati nell’Università di Roma per discutere sul tema: “La scarsità delle risorse: uno sguardo di lungo periodo”, a quarant’anni di distanza dal lungo dibattito che vide contrapposti i ”neomalthusiani” e i “cornucopiani”. Secondo i primi le risorse della Terra non sono o non saranno sufficienti a sfamare una popolazione crescente con crescenti richieste non solo di cibo, come aveva detto l’inglese Robert Malthus (1766-1834), ma anche di minerali, energia, acqua, legname, eccetera; i “cornucopiani”, invece, sostenevano che la Terra ha dentro di se (nel suo magico canestro dell’abbondanza, la cornucopia, appunto), risorse e beni per tutti gli attuali e futuri abitanti del pianeta grazie alla scienza e alla tecnica che avrebbero consentito di “allargare il banchetto della natura”.
Il dibattito aveva avuto il suo culmine nel 1972 quando il Club di Roma aveva pubblicato il libro “I limiti alla crescita” il quale sosteneva che la crescita della popolazione e della produzione agricola e industriale stava impoverendo le risorse scarse della Terra e ne stava degradando la qualità con l’inquinamento, per cui doveva essere deciso qualche freno “alla crescita” economica. Dal 1980 in avanti il dibattito si è attenuato e i terrestri sono andati avanti a pompare petrolio, a scavare carbone, a tagliare le foreste per creare spazio per coltivazioni agricole, per estrarre i minerali nascosto nel suolo delle foreste.